Primo passo verso la “RIFLESSIONE”

 

Tutte le relazioni significative ci forniscono informazioni sui nostri punti deboli (e non solo). Jung, pensava che più profondamente reprimiamo i pensieri e le sensazioni, più intensamente le creiamo al di fuori di noi, sotto forma di confitti e caos. Tendiamo ad attrarre altre persone affinché queste possano mostrarci, con precisione, ciò che noi non sappiamo su noi stessi a livello conscio.

 

Una volta compreso che entriamo in relazione per imparare e compensare, possiamo cambiare e trasformare i comportamenti sbagliati.

 COME FARE? – Metti in pratica


 Soffermati a riflettere su una persona importante nella tua vita.

Ora, isola un suo comportamento.
(scegli un comportamento che ti irrita, ti spaventa o ti addolora)

PONITI LE SEGUENTI DOMANDE:

  • Come è  questa persona? (attribuiscile tre aggettivi)
  • Che tipo di rapporto ha con me?
  • Cosa penso di lei? La giudico? (la ammiro o la critico?)
    • se la ammiri chiediti perché
    • se la critichi chiediti perché
  • Cosa ritrovo in lei che sento appartenermi? (rispondi di getto)

L’elemento di appartenenza comune, solitamente, emerge con resistenza e difficoltà. Il mio consiglio, per ora, è quello di agire guardandoti dall’esterno e fingendoti il tuo migliore amico.

ORA CHIEDITI:

  • Il comportamento di X crea lo stesso mio tipo di reazione anche in qualche altra persona?

Se la tua risposta è SI (molto rara), chiediti:

  • In chi esattamente?
  • Come è  questa persona?
  • Che tipo di rapporto ha con me?
  • Cosa penso di lei? La giudico? (la ammiro o la critico?)
    • se la ammiri chiediti perché
    • se la critichi chiediti perché
  • Cosa ritrovo in lei che sento appartenermi? (rispondi di getto)

Se si tratta di più persone, analizza (in questa fase) solo quelle che senti più vicine (per qualunque motivo scelto da te: prendine nota). Scegli non più di tre persone . Ora, trova i punti in comune tra queste persone e te stesso (una sorta di “trova le somiglianze” stile settimana enigmistica ;))

Bene, molto probabilmente, i comportamenti che ne emergeranno corrisponderanno al tuo meccanismo di difesa svelato. Infatti, queste persone potrebbero riflettere il tuo modo di agire (che non riconosci) nei confronti della persona che provoca il TUO”disagio”.

Se la tua risposta è NO, chiediti:

  • Come mai? (perchè alla stregua di un medesimo comportamento si ottengono reazioni e risultati differenti?)

ORA FAI UN ESPERIMENTO:

Prova ad assumerti quel comportamento (quello della persona che ti ha irritata, spaventata o addolorata), rendilo tuo, prova a sentirne l’appartenenza, come se fosse un tuo abito, un elemento che ti appartiene in modo profondo … L’hai fatto?

Bene, che sensazione provi? In che modo ti appare la nuova situazione?

Non sarà che /quel preciso comportamento/ ricorda un tuo modo irritante  o doloroso di comportarti?

Ti sarà sicuramente capitato di reagire in modo infastidito nei confronti di qualcuno che non ti andava a genio o che ti faceva soffrire. E parlo, in modo particolare, di persone a te care.

Ora fai un passo successivo.

Prova a chiederti in che modo vorresti cambiarlo o modificarlo.

Così facendo, automaticamente, potrebbe mutare il tuo modo di agire nei confronti di quella persona. E potresti farlo rendendoti conto che quest’ultima non ha di certo modificato il suo atteggiamento nei tuoi confronti: è semplicemente mutata la TUA PERCEZIONE del suo comportamento … è cambiato qualcosa … (cosa?!).


 Questo primo passo è solo un inizio [di un lungo ed affascinante percorso, tutto da scoprire]!

Consente di dirigerti verso una conoscenza più approfondita del tuo essere.
Districandoti lungo questo cammino, ti accorgi di come l’Altro diviene specchio.

L’Io si specchia nell’Altro: in questo processo riflessivo entrambi si definiscono, anzi si costituiscono. Ma lo specchio non è solo ciò che rimanda fedelmente l’immagine di qualcosa che gli sta davanti; esso può rinviare riflessi o ombre, raccogliere e rimandare l’immagine del contesto in cui la persona è inserita, e può anche essere deformante.

Nella relazione con l’alterità l’identità può trovare altri equilibri, con una diversa distribuzione di autonomia e poteri, presupponendo interlocutori attivi, o almeno relativamente imprevedibili. Dunque, le identità si scoprono a se stesse e all’Altro, ciascuna per mezzo dell’Altro, in un processo dialogico, riflessivo e dell’agire, che si sviluppa attraverso similarità e differenze.

 

Rifletti 😉
Donatella Di Mauro

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