Parlando di spiritualità … ti accorgi che …

Molte persone, si affidano ad un terapeuta, psichiatra, counselor, coach, consulente olistico, esperto energetico (o chicchessia), con la speranza che questo possa magistralmente trasformarsi nella bacchetta magica, quella in grado di dissipare le nebbie che la vita, non a caso, ha posto innanzi al loro percorso.

Aiutare non può divenire sinonimo di “fare al posto di …”.
Essere sostegno o rendere un sincero servizio, non può significare “trovare la soluzione per…”.

Allo stesso modo, in molti, sperano di trovare nel mantra dell’occasione, nella meditazione trascendentale vissuta da manuale, o nella tecnica energetica scoperta da poco, la panacea per tutti i propri mali.

“Voilà, presto e fatto. Mi affido, mi fido e … mi deresponsabilizzo.”

Altri ancora hanno confuso il “lasciare andare…” con il non fare (tanto ci pensa il destino), mentre, il clan dei mistici trascendentali, forte del potere di fantomatiche canalizzazioni, dissemina scompiglio nelle menti già confuse di chi cerca disperatamente una via di fuga (da cosa non sa).

Intanto, sui social, si gareggia tra chi fa più sonni lucidi, chi parte per impensabili viaggi astrali e chi si diletta a raccontare del proprio potere telepatico avanzato, o delle ultime regressioni mistiche fatte sul letto di casa. Trovo, tra l’altro, così tenero e simpatico leggere commenti, a corollario di tutto ciò, che affermano: “tu si che sei fortunata/o perché  a te Dio ha donato questo talento!”. Parliamo, dunque, dei superuomini e delle superdonne della nuova era. Beati loro!!! 🙄

Poi troviamo anche gli impavidi paladini del non-giudizio, ossia oculate e sensibili persone che affermano di spingersi oltre l’illusione della dualità, che ben si presta al gioco delle categorizzazioni e differenze. Ottimo! Peccato che molti lo fanno sferrando, a loro volta, “giudizi” su chi giudica: il nuovo paradosso di questo tempo!!!
Così, avvolti nel loro manto puro dei non-giudicanti, hanno perso l’abilità della scelta e l’atto del discernimento (pur continuando a giudicare chi per loro giudica 😉 ).

Poi c’è chi ripete tutto il giorno mantra, fa rituali o recita preghiere di ogni sorta, predicando tanto amore ed immensa pace, ovunque, nel creato. Affascinante e lodevole se non scoprissi che quelle stesse persone, pregne di delicata essenza d’amore, al primo incrocio stradale maledicono con rabbia l’autista impavido che ha premuto troppo sul pedale dell’acceleratore. Nel frattempo, in un altro punto, trovi un coeso gruppo che si sta scannando perché un “carnivoro” ha detto una parola di troppo toccando, nel vivo, la tribù dei vegetariani (distolti dal loro ripetere “grazie, ti amo”).

Sia chiaro, credo immensamente e fermamente in tante cose che ho menzionato. Mi sto limitando, semplicemente, ad “osservare” (mi raccomando, eh, senza giudicare), uno spaccato dello scenario “spirituale” che ho notato negli ultimi anni. Uno scenario fatto di comportamenti esacerbati, sradicati, sbandati e a tratti quasi schizoidi – mmmh, qui c’è giudizio!  😛 

Ecco che la “spiritualità”, e l’essere spirituali, assume la veste di quel finto buonismo che redime dal peccato, che svecchia una ingannevole superficie, posta al di sopra di un fondale ancora sporco e pregno di nodi da sciogliere.

Una netta linea di demarcazione

Così, questa meravigliosa era, sta creando una nuova linea di demarcazione: da un lato troviamo sfavillanti misticiultra spirituali – che verbalizzando delicati “ti amo”, “aloha”, “namastè”, “siamo Uno”… dimenticano l’essenza della loro esistenza e abbracciano la speranza di raggiungere uno stato di maggior benessere, semplicemente “spiritualizzando”.

Dall’altra parte ci sono coloro che hanno scelto di guardare in faccia alla vita, accettando il proprio stato dell’essere, scrutandolo, osservandolo, testimoniandolo, amandolo, vivendolo. Persone che vedendo l’esteriorità come un prolungamento della propria interiorità, si incamminano verso una reale, e non fittizia, apertura del cuore.

Questi nuovi uomini sanno scorgere una differente e superiore bellezza anche nel più profondo dei dolori. Persone che non hanno bisogno di cercare il modo per stare bene, non necessitano di raggiungere un miglior stato dell’essere, non si affannano per ottenere perché sanno che già sono, che tutto è nel qui ed ora, che ciò che è stato, e ciò che sarà, si riassume nell’istante presente.

Nella Spiritualità alberga l’essenza del “già sono”.

Il processo di riscoperta e trasmutazione interiore avviene attraverso forza di volontà, fuga dalla zona di comfort, sano attraversamento del dolore, osservazione, attenzione divisa, capacità di muoversi al di là degli schemi soffocanti imposti dal sistema (inclusi quelli di una fittizia spiritualità).

Dunque …

Finché continueremo a ripeterci che abbiamo bisogno di questo o quello “per essere felici”; fin quando ci affanneremo per raggiungere ciò che crediamo di non essere; fin quando continueremo a voler ottenere ciò che crediamo di non possedere, non faremo altro che ripetere a noi stessi che ORA, si propria ORA, siamo incompleti (quando, in verità, già siamo TUTTO).

Allora, pratichiamo la nostra “spiritualità” ricordando che già siamo. Scrutiamo in noi, con il coraggio e la forza che ci lasciano attraversare sofferenza e dolore, e andiamo verso la scoperta di quella incommensurabile bellezza che tutto permea. Godiamo di una vita che ci chiede di radicarci al suolo, per non traballare nella nostra salita verso il cielo.

La pigrizia, l’attesa, il finto buonismo, la ricerca della soluzione facile o del miracolo risolutivo, quello in grado di dissolvere il problema o rendere “felici”, è un agire che fa parte del mondo della paccottaglia spirituale preconfezionata, quella scelta da chi ha deciso di vivere di illusioni, piuttosto che entrare in vero contatto con la propria coscienza.

Donatella

Luisa La Rosa
gennaio 24th, 2016 at 10:17 pm

Semplicemente…..vero! Ho risuonano dalla prima parola all’ultima. Sottolineo: una spiritualità che s’incarna nella vita giornaliera di tutti i giorni con le radici ai piedi, il cuore e la mente aperti, ed il coraggio di vivere.

gennaio 27th, 2016 at 9:05 am

Si Luisa, come dico io “salgo in cielo e tocco terra” 😉 … grazie per la tua condivisione, buona giornata!

paolo fogo
gennaio 24th, 2016 at 11:33 pm

grazie Donatoella, il tuo post mi ha colpito, in quanto anchio credo di appartenere a coloro che hanno scoperto la spiritualità. il dibbio che mi si presenta spesso in tale scelta è sento il forte rischio di porsi in una dimensione staccata non allineata con la dimensione quotidiana, rischiando di diventare e pensare io possessore della verità e dell’essere giusto. Anchio mi ritrovo spesso a recitare mantra, che si riprome come è una preghiera, molto simile alla cara vecchia preghiera cattolica. L’utilità della preghiera èra ed è il “metterti in contatto con la tua parte interiore. Quella parte che non si ascolta, troppo impegnati in ogni minuto a fare qualche cosa, a piecere a qualcuno nella speranza di avere qualche cosa in cambio, che ci permetta di accrescere il nostro benessere o l’essere felici delegando al possesso di tanta roba o denaro la nostra felicità. E’ qui che l’ego la fa da padrone. Ripeto mettermi in contatto con la mia parte interiore, e lo recito convinto. …. convinto che proprio da li parte la soluzione dei mei problemi .. non dall’esterno, ma dal mio interno. Per me l’esaltare la mia spiritualità e connettendomi con il mio interiore mi permettere di confrontarmi con il mio vero e unico nemico, me stesso. Posso dirti che ho la senzazione che i miei rapporti con gli altri sono migliorati, da u na continua e costante conflittualità sono passati a saluti a confidenze personali e in qualche caso anche ad abbracci.
condivido che bisogna radicarsi, e vivere qui e ora nella convinzione che noi o meglio la nostra mente è potente, ed è tutto e ha tutto per poter affrontare ogni situazione. grazie e un saluto

gennaio 27th, 2016 at 9:03 am

Ciao Paolo, grazie di cuore per questa tua profonda osservazione. Di fatto, sono allineata al tuo pensiero. La meditazione può divenire uno strumento assolutamente utile se non vissuta come fuga dalla realtà. Nell’esperienza personale, ho compreso che tutto parte da una sana accettazione dell’essere…si, dell’essere se stessi. Questo processo, duro e meraviglioso allo stesso tempo, ti porta a vivere fasi altalenanti che sembrano dibattersi tra odio amore, ricerca e rifiuto.. per poi approdare, meravigliosamente, nel famoso “qui ed ora”, in quello stato dove tutto è e nulla ha bisogno di altro. La vita, può essere vista da una prospettiva quasi commovente, un punto di vista in grado di annullare l’illusorio dualismo “bello” “brutto”, un’osservazione che abbraccia la totalità… una totalità che abbraccia te e ti fa sentire sicura. Tutto questo lo si può fare vivendo, calpestando il terreno che ci ospita, incontrando persone, lavorando… assaporando quella quotidianità che diviene la nostra vera maestra, la consigliera dei tempi. L’anima ci chiede di esperire e vuole divertirsi facendolo tramite questa macchina biologica, che un po’ fatica ma tanto ci consente di provare… con tutti i sensi. Grazie Paolo, è così bello condividere, è così bello accorgersi che siamo in tanti diretti verso una meta comune, seppur con strade e forme diverse. Bello vivere il miracolo della vita, così… felice cammino <3

Rosario Surace
gennaio 25th, 2016 at 2:25 pm

Grazie di aver scritto questo magnifico articolo la penso come te. L’ego è entrato nella libertà spirituale creando confusione nelle persone che si risvegliano un abbraccio

gennaio 27th, 2016 at 8:54 am

Ciao Rosario, è bello accorgersi, è bello entrare sempre più in contatto con il nostro vero sé. Grazie per il tuo commento e buona giornata! 🙂

nicoletta
gennaio 26th, 2016 at 10:01 am

Stupenda! Grazie per aver condiviso con noi il tuo sapere che è di una semplicità così arrendevole, ma spesso e volentieri la mente non vuole cedere il passo all’essenza!

gennaio 27th, 2016 at 8:52 am

Grazie a te Nicoletta per aver letto e condiviso con me! 🙂

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