Sacralità della Materia e via maestra del Dolore

Noi, abitanti della materia, anime incarnate, cyborg guidati da leggi biologiche che cercano, invano, l’integrazione con dinamiche altamente spirituali, continuiamo a gridare ai quattro venti della nostra incontaminata spiritualità, della onnisciente divinità interiore, senza accorgerci che non siamo nemmeno in grado di ascoltare il battito del nostro cuore, mosso all’unisono dal ritmo di un respiro automatico, fondamentalmente sconosciuto.

Gingilliamo e mascheriamo il nostro Ego con incomprensibili parole, altamente spirituali, mentre mostriamo di essere incapaci di vivere ed accogliere il nostro dolore e, ancor più, di riconoscere profondamente quello altrui.

Imbrattiamo spazi virtuali di frasi e contenuti che condividiamo con atti quasi schizoidi e ripetitivi, privi di concretezza e autentica profondità.

Dispensiamo consigli ed elargiamo insegnamenti come automi addestrati da una nuova forma pensiero, da una egregora che si è impossessata delle nostre anime e della nostra carne, rendendoci macchine inconsapevolmente illuse.

Ripetiamo a noi stessi di essere gli unici ed inattaccabili maestri della evoluzione personale, mentre logoriamo il nostro divenire dietro inezie e quisquilie che portano ad inutili scontri ed illusori drammi quotidiani.

In molti hanno scelto di volgere lo sguardo verso l’alto, ripetendo il mantra del “SIAMO TUTTI UNO” e dimenticando che in questa UNICITA’ permane e vige l’essenza della materialità, della putrida e pura carne che accoglie in sé tanto il bene quanto il male. E’ così che l’UNO contiene il senso della dualità, tanto rifuggita dal filone dei “neo-spiritualoidi”, eppur così efficace per l’evoluzione umana.

E’ questa la nuova “spiritualità”:
una massa di inetti organismi cibernetici che, invece di vivere la spiritualità materiale, aleggiano, invano, in un etere sconosciuto, appartenente ad esseri disincarnati che stanno percorrendo una strada evolutiva diversa dall’esperienza terrena.

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Siamo ANGELI, si, ma INCARNATI.
(leggi: esser fatti di carne).

Siamo ANIME CHE HANNO SCELTO UN CORPO
attraverso il quale sperimentare la materia, sostanza sacra che cerca un vivo contatto con le zone profonde della nostra essenza più pura.

Siamo UOMINI.
Ricordiamo che la parola UOMO deriva dalla radice sanscrita bhu- che successivamente divenne hu- (da cui anche humus = terra). Uomo significa quindi "creatura generata dalla terra".

Siamo DENSA SOSTANZA CELLULARE
contenente un’anima che chiede, incessantemente, di vivere il fuoco del dolore, di sperimentare il peso della croce, di trasformare il piombo in oro attraverso la trasmutazione della sofferenza. Di testare i vari sensi in modo palpabile, concreto, tangibile e vivo.

Siamo MATERIA ANIMICA,
essenza corporea, terreno fertile da coltivare, cellule vibranti mosse da un’anima che vuole esperire e non teorizzare.

Siamo PURA ENERGIA
che aspira alle corporee vette paradisiache.

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IL FUOCO DEL DOLORE

Nell’atto della sofferenza, altrui o proprio, dovremmo incitare l’essere uomo a coglierne la totale e dura essenza a piene mani, a viverne profondamente il dramma, a sperimentare l’ardente fuoco di cui è composto. A nulla occorre spingere il pensiero verso inafferrabili ed intangibili orizzonti.

Piuttosto, diviene efficace ed essenziale toccare con mano la materia, impregnare anima e corpo di quel fango che tanto temiamo. Siamo terrestri e terreni e ci stiamo illudendo di essere già in grado di afferrare, in toto, le proprietà divine. In molti non hanno ben compreso che la dimensione in cui si stanno muovendo è ancora troppo densa per riuscire ad interpretare il ruolo dei super eroi celesti della nuova epoca. Per arrivare a questo occorre prima un vero e sincero sodalizio con la materia, con ciò che concretamente ci tocca e ci circonda. È necessario assaporare, tastare, odorare, vivere i propri dolori e le proprie gioie con sentita profondità, abbracciando timori e paure tra le mille arterie, sino all’ultima ed insignificante venuzza pallida. Dobbiamo scorrere tra le vie del sanguigno calore e ritrovare le intricate dinamiche dei nostri malesseri, rendendole fedeli servitrici.

Siamo esseri incarnati fatti di luce ma anche di materia.
Non possiamo fare altro che contemplarle, venerarle, gestirle e viverle nella loro piena UNITA’.

 

TI RACCONTO DEL MIO DOLORE ...

Nel giro di pochi mesi ho perso mio padre, una meravigliosa cugina ed un caro amico:
portati via, in un baleno, da un crudele tumore. Straziante decorso svoltosi in modo assolutamente imprevisto ed inaspettato.

Tali eventi mi hanno posto al cospetto di tanti interrogativi, ribaltando alcuni miei punti di vista e fortificandone altri. Il dolore ha lacerato completamente recondite zone interiori, lasciandomi in balia di un vuoto pieno di me. Le circostanze hanno messo in luce il vero volto di molte persone, aprendo il varco ad una nuova visione e, quindi, ad una differente lettura del mio mondo interiore. Vecchie sagome umane sono state sostituite da nuovi specchi, fatti della stessa sostanza di cui sono composta. Vivide consapevolezze hanno preso il posto di pensieri sfioriti e ormai degradati.

Nel pieno flusso del dolore, mi è stato chiesto di ricordare che la divinità alberga in me, di far leva sulla consapevolezza che stiamo vivendo un momento epocale, che la svolta è a pochi passi e che molte anime stanno lasciando e lasceranno questa terra. Mi hanno consigliato di affidarmi ad Angeli e Maestri e di riequilibrare i miei flussi energetici con pratiche meditative o tecniche olistiche all'avanguardia. Io stessa ho fatto leva sulla certezza di un aldilà benevolo e ricco, pronto ad accogliere, nella gioia e nell'amore, quelle anime a me tanto care.

L’ho fatto, ma nessun sistema è stato in grado di “tras-portarmi” a quel piano di esistenza ignoto eppur conosciuto, inesplorato al contempo temuto, inimmaginato e contemporaneamente supposto.

Tutti i sistemi sopra accennati si sono mostrati come palliativi effimeri, meri metodi in grado di mimetizzare le crepe interiori senza darmi la possibilità di percepirle, senza consentirmi di viverle, senza sgretolarle per poi ricostruirle. Antibiotici per l’anima, pronti a debellare i virus della sofferenza per poi materializzarne altri, più ispidi e crudeli dei precedenti.

Una sola via, quella maestra, ha sciolto il gelo avvolgente e obnubilante che mi attanagliava, ha bruciato le molecole dell’inconsistente inconsapevolezza, ha sgretolato le convinzioni di una personalità avulsa, ha divelto le radici di un terreno ormai fuori forma: sto parlando della via del DOLORE.

Giorni confusi, solo in balia di me stessa, quelli che secondo un dire antico, dovrebbero costituire la cosiddetta “notte buia dell’anima”. Attimi di pieno scoramento, di una solitudine colma e ricercata, di un indefinito vuoto avvolgente e stridente. Istanti al solo cospetto di me, di quella me che non sono e che, di fatto, non sono mai stata. Un confronto scontro con una maschera dai tratti così stantii da apparirmi orma vecchia e decrepita. Lacrime di un dolore vivo eppur benevolo, di un male rabbioso ed ispido eppur fonte di un incommensurabile insegnamento.

Lei, non so chi, la definisco Lei - forse la nuova Donatella -, ripeteva:

SOFFRI, ascolta il tuo dolore, vivilo senza alcun timore, perché  sei nella via maestra per sciogliere quei nodi che ti rendono un automa illuso, una macchina fatta di istinti primordiali, un robot mosso da automatismi incontrollati, un essere colmo di pensieri involontari.”

... E DI COSA MI ACCADE OGGI

Oggi mi ritrovo in un percorso ancora in parte confuso, che mi ha spinta a lasciare il vecchio lavoro, cambiare modo di agire, modificare il tipo di abbigliamento, trasformare vecchie abitudini.
Comprendo e non comprendo. Sono e non Sono. Lascio andare.

Ho aperto una porta, sto per varcarla senza sapere cosa vi troverò oltrepassandola.
Sento di volermi affidare ad un flusso che mi chiede di abbandonare le vecchie rigide forme a favore di una rinnovata fluidità, di una crescente elasticità pronta ad assumere le pieghe e le curve delle onde della vita.

Ne esco fuori in parte stanca, in parte rinnovata … e non so nemmeno se ne sono uscita fuori del tutto!

Posso dire, tuttavia, che queste nuove sembianze hanno il profumo della LIBERTÀ, un profumo che ha i colori e gli odori di questa primavera: una stagione che porta un po’ di luce in quel buio che mi ha accompagnata negli ultimi tempi.

E’ vero sono una persona che si ostina cercare la luce anche nei fondali più bui.
Eppure, stavolta, è stata la luce a cercare me … e prima di investirmi con il suo bagliore, si è travestita di dolore.

Il dolore è fatto di Amore. L’Amore contiene in sé il dolore.

Sarò felice un giorno di poter dire all'Amore: “ho vissuto nel tuo nome”.

Donatella

 

paola iacobini
aprile 1st, 2016 at 9:20 am

Cara Dona, leggerti è un’emozione unica e questo niente ha a che vedere con la stima e l’immenso affetto che nutro per te. Ho gli occhi gonfi di un’emozione che sento autentica, come autentiche sento le tue parole. Hai toccato le mie corde e hai fatto vibrare la mia anima. Ti prego continua a scrivere. Abbiamo bisogno di TE e della tua meravigliosa sensibilità. Grazie!

aprile 2nd, 2016 at 12:05 pm

Grazie di cuore. In pvt l’altra mia risposta ♥

elisabetta
aprile 24th, 2016 at 8:30 am

Parole vive, di radici che sento comuni….ĢRAŹIE x il tuo tempo e la tua energia
Ti abbraccio forte elisabetta

aprile 24th, 2016 at 9:17 am

Grazie a te cara per aver condiviso la tua essenza offrendomi la possibilità di analizzarla insieme (anche se con tempi un po’ lunghi :-P). La sofferenza è una radice comune a molti di noi e rimane una grande forza energetica se scegliamo di interpretarla e viverla come risorsa benefica. A presto! ♥

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